Le vicende dei secoli XIX e XX
L'evento più importante per Nicolosi nel XIX secolo fu, senza dubbio, sia dal punto di vista urbanistico che economico, il taglio dell'asse di quella che ora chiamiamo Via Etnea, in quanto determinò una rotazione nello sviluppo del paese (non più sulla linea Tre Altarelli - Monastero quanto sulla linea diretta per l'Etna). La via, ardentemente voluta da Don Alvaro Paternò Castello, principe di Manganelli, Intendente della Val di Catania, fu dallo stesso progettata ed articolata in cinque tratti: il primo portava dal quartiere della Barriera del Bosco di Catania fino a Gravina il secondo da Gravina a Mascalucia, il terzo da Mascalucia a S. Rocco, il quarto da S. Rocco a Massannunziata ed il quinto da Massannunziata a Nicolosi. La realizzazione avvenne nel 1835 come si evince dalla lapide commemorativa su uno dei due obelischi a Barriera; la stessa doveva essere apposta sulla PIRAMIDE, imponente monumento che segnava la fine della strada stessa. Esso doveva innalzarsi proprio come una piramide su una ossatura di pietra lavica che, sin dall'inizio, richiese notevoli lavori di assestamento. Speranza del principe di Manganelli era quella di prolungare la via ben oltre Nicolosi, fino all'Etna e precisamente alla Grotta del Monte Colombaro o Grotta degli Inglesi, con motivazioni veramente grandi dal punto di vista turistico:
" ... Rendere accessibile il nostro Etna agl'illustri forestieri, ed ai dotti scienziati, e viaggiatori che da remotissime contrade muovono a perlustrarlo. Non avrem dunque in Sicilia un solo esempio da contrapporre alle sorprendenti carreggiate delle Alpi, dei Pirenei e della Svizzera? "
Nel 1837, intanto, il Re Ferdinando avendo approvato il progetto, accordava che la strada stessa portasse il suo nome FERDINANDA o FERDINANDEA. Intanto il monumento della Piramide, presso il cimitero, non era ancora stato completato per molteplici cause, prima fra tutte, la natura del suolo. Realizzata la base e apposti i marmi, questi furono presto asportati o rubati mentre le spese per i materiali si facevano sempre più eccessive, tanto che nel 1839 era stata eretta solo l'ossatura in pietra lavica con la scalinata. Il progetto non arrivò mai a totale compimento e resta ora quell'ammasso di pietra sulla quale campeggia la lapide in marmo che il tempo e l'incuria stanno ora ulteriormente danneggiando. La via Ferdinandea, poi via Etnea, fu ultimata invece circa 100 anni dopo, in piena epoca fascista. In realtà anche se la strada Ferdinandea non attraversava il paese, nei primi decenni del secolo MARIO GEMMELLARO, illustre vulcanologo e sapiente amministratore, contribuiva a rendere accogliente ed ospitale il nostro piccolo centro. Per suo interessamento la strada di ingresso al paese fu spianata e resa quasi rotabile col lavoro giornaliero gratuito degli abitanti ed ornata da alberi di ailanto, mentre la piazza, ove sorgeva la Chiesa Madre fu ingrandita e creata una cisterna pubblica ad uso degli abitanti poveri. Ancora oggi è visibile la lapide in latino ma la scritta, per l'usura del tempo e l'incuria dell'uomo è ormai illeggibile.
Questo lo scritto originario:
FERDINANDO I SICILIARUM REGE
STEPHANO SAMMARTINO SANCTI MARTINI DUCE
PRIMO PROVINCIAE PRAEFECTO
ANNO 1818 LEGES IN HAEC VERBA
SUNT SANCITAE:
MULTIS AQUATUM PROPERANTIBUS QUI PRIOR CISTERNEM
I - ADIERIT HAURITO
II - DIVITIVUS QUIBUSQUE SUNT CISTERNAE AQUAE HAUSTUS DENEGATOR
III - ANIMALIA NUMQUAM HUC POTUM APPELLITO
IV - SORDES NEC ALIUD QUIDQUAM INICITO NEQUE AQUAS VITIATO
V - SI QUA DAMMA AEVITAS INFERRET QUOMINUS A QUAE COHIBERI
NEQUIRENT, PUBLICO AERE SINT INSTAURANDA
VI - IUSSU, INVITOQUE SYNDACO NIHIL MOLITO
VII - SECUS SI QUIS FAXIT EX LEGE MULTATO.
Dal 1840 erano state abolite le leggi degli usi promiscui ed il territorio da dissodare e coltivare era stato ridotto in frazioni econcesso agli abitanti per impiantarvi vigneti, pometi... Da qui la possibilità di ottenere buoni guadagni con i prodotti della terra. Quando, il 17 Marzo 1861 Nicolosi divenne Comune del Regno d' Italia poteva definirsi veramente un "grosso villaggio". Sicuramente vi erano due alberghi (come riferisce J.J.E. Reclus in "La Sicilia e l'eruzione dell'Etna del 1865) divenuti in seguito tre ed apprezzati per la pulizia e per le comodità che vi si trovano. Nonostante l'Etna terrorizzasse gli abitanti di tanto in tanto con scosse di terremoto più o meno lievi, dopo l'eruzione del 1766 poche altre eruzioni avevano minacciato molto da vicino il paese ed anche questo aveva contribuito ad un miglioramento generale economico. Il 18 Marzo 1883 Nicolosi fu scosso da un terremoto violento e le scosse ripetute nella giornata e nel giorno successivo causarono il crollo di varie abitazioni, tanto che si prepararono baracche all'aperto ed il 20 ebbe inizio l'eruzione, ritenuta da tutti molto vicina al paese(iniziò durante la nottata).Dopo un giorno e mezzo l'eruzione si poteva però considerare cessata.
Comunque, passati alcuni mesi la vita a Nicolosi riprese normalmente:si ricostruirono le case, si ricominciò l'attività di sempre, ma i terremoti di tanto in tanto sconvolgevano la gente (si ebbero scosse sia nel 1884 e particolarmente ripetuta nel 1885).Il timore divenne realtà tra il 18 e il 19 Maggio 1886. Preceduta da un fortissimo terremoto ebbe inizio una nuova eruzione da una fenditura apertasi a circa 12 Km dal paese nei pressi di M.Grasso.
Le bocche eruttive erano due : dalla prima uscivano gas, cenere, lapilli, scorie e grossi macigni che dettero origine al M. Gemmellaro(così chiamato in onore di Carlo Gemmellaro insigne vulcanologo e uomo di scienza),dall'altro il magma ad una notevole velocità. Non diminuendo il pericolo nei giorni successivi, le autorità avevano fissato il cordone sanitario di cinta per tutto l'abitato e lo svuotamento delle cisterne, per impedire che la lava, venendo a contatto con l'acqua, le facesse scoppiare. Intanto iniziavano i preparativi per lo sgombero del paese: sui carri venivano caricati i pochi mobili, tegole, porte , imposte e botti. Anche nei giorni successivi continuarono le processioni ai simulacri dei Santi ed il 27 Maggio sembrò quasi un prodigio che il braccio lavico diretto agli Altarelli , dopo aver raggiunto l'oratorio improvvisamente si fermasse,diramandosi verso Est. Il giorno successivo 28 Maggio tutte le diramazioni davano segni di movimento: il ramo ad est aveva sorpassato, circondando i tre Altarelli e seppellendo la strada; il ramo diretto ai M. Rossi li aveva investiti e scorreva lambendoli dal lato orientale, un altro braccio scendeva a Ovest verso Belpasso. Il ramo più attivo era quello dei M.Rossi, il cui fronte largo ed alimentato, distava solo 800 m. dalle prime case del paese. Il 29 Maggio i rami dei tre Altarelli e dei M. Rossi erano ormai nelle vicinanze dei caseggiati: alle ore 12 del 31 Maggio iniziava lo sgombero. Il banditore, che passava allora per le vie del paese annunciando, anzi proclamando le notizie più importanti, quel giorno dovette annunciare la triste notizia.
Nel 900' molti abitanti di Nicolosi sacrificavano la loro vita nei conflitti mondiali, rispondendo alla chiamata della Patria. In epoca fascista, intanto, si riprese il progetto della strada per l'Etna. Nel 1929 l'Amministrazione provinciale con a capo l'Avv. V. Lo Giudice decise la costruzione della strada e studiò, in tempo brevissimo i mezzi per realizzarla. I lavori iniziarono il 29 Settembre 1931. Poiché la strada aveva inizio a quota 698 e terminava a quota 1880, il dislivello da superare era notevole: inizio in proseguimento del rettifilo terminale della provinciale CATANIA-MASCALUCIA-NICOLOSI ( Cioè la via Ferdinandea ), passaggio ai piedi dei Monti Rossi e a Monte Renazzi, snodo sulle pendici di Monte Sona e di Monte Manfrè e, con ampie curve e controcurve, su per il ripido fianco del grande Vulcano fino a giungere alla Cantoniera dalla quale si gode la magnifica visione di un terzo della Sicilia.
La costruzione durò formalmente tre anni. Agli anni 50'risale l'opera più importante: arrivava l'acqua potabile direttamente nelle case. Gli ultimi decenni hanno visto una radicale trasformazione del paese che a poco a poco ha cambiato fisionomia; a ciò ha contribuito la realizzazione di opere nuove: l'operazione di sostituzione edilizia dei vecchi con nuovi fabbricati ed il processo di riempimento degli spazi non ancora edificati. Dall'immediato dopoguerra, inoltre, i pendii sud-orientali dell'Etna sono diventati meta di villeggiatura estiva della popolazione catanese, che vi ha costruito le seconde case dalle linee architettoniche moderne e dai colori vivaci che come detto, male si inseriscono nel paesaggio naturale ed agrario della montagna. Il boom dell'edilizia ha arrecato indubbiamente benessere, ad un paese come Nicolosi, posto a poca distanza dalla città ,e da cui dipende per la sua economia prevalentemente terziaria, ma, con quanti compromessi
Da qui, però anche l'attenzione sempre crescente nei confronti di una politica turistica matura, diversa che avesse come obiettivo di offrire ad una grande quantità di persone la possibilità di visitare e soggiornare in queste zone. Siamo ai nostri giorni.